Juz
I genitori e il trauma dell'essere amati.
È un tema delicatissimo. E forse è il tema per antonomasia.
Tutto nasce lì, in quel luogo che chiamiamo casa, in quel sentimento che chiamiamo famiglia.
Aspettative e limiti imposti. E la voglia di essere amat* senza costrizioni.
Costrizioni che poi ci portiamo nella vita come stimoli che spesso definiamo amore ed invece sono una lontana eco dei nostri traumi infantili.
Facciamo di tutto per essere amati, spesso raschiando il barile in relazioni poco edificanti che nascono perché all'inizio sentiamo qualcosa nella pancia.
Pensavo fosse amore invece era un trauma infantile.
Con cosa risuonano le persone che abbiamo davanti nella nostra vita? Con i traumi della nostra infanzia o con ciò deliberatamente scegliamo?
Spesso la risposta è la prima, ed all'inizio tutto funziona! Anzi, non sei mai stat* capit* meglio prima di quel giorno. Poi subentra l'amplificazione dei nostri traumi e tutto cade, come un castello di carta.
Perchè?
Bisognerebbe sempre essere persone complete, conscie dei propri traumi. Ma spesso non sappiamo come risolverli e ci illudiamo che trovare qualcun* che ci capisca risolverà tutto.
E invece bisogna recuperare le parti di noi ferme nello spazio tempo, nel trauma.
Chiediti se quando ricordi un evento traumatico della tua vita lo vedi come se fossi ancora lì, come se lo vedessi con i tuoi occhi, oggi.
Cosa significa?
Spesso vuol dire che un pezzo della tua coscienza, della tua anima, è fermo in uno spazio tempo non ordinario che, intrappolato in quella che è l'unica realtà che conosce, chiede attenzione facendoti ripercorrere quel momento nella vita.
Come se da un momento di origine del trauma nascano una serie frattale di esperienze che ripercorrono quell'esperienza.
È la tua anima, la tua coscienza che chiede di essere reintegrata per essere liberata da quel trauma.
Sta a noi ascoltarla.

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